Ne sei proprio convinto?

Ne sei proprio convinto?

Quanto quello che pensiamo influenza positivamente o negativamente la nostra vita.

Ne sei proprio convinto?

Disclaimer: non sono mai stata una fan sfegatata del pensiero positivo.
Sono sempre stata una cinico realista.
Con il tempo ho coltivato e allenato il pensiero utile.
Ho allenato l’abilità di farmi la domanda migliore per ottenere la risposta migliore.
Sono sempre stata un'amante della risoluzione dei problemi ed è per quello che sto ancora adesso costantemente approfondendo il discorso del problem solving.
Proprio perchè sono il risultato di un lavoro profondo sul mio mindset, che mi ha portato a prendermi la totale responsabilità della mia vita, sono la prova provata di quanto possiamo scegliere come pensare.

In questi giorni sono in aula con alcuni giovani apprendisti e stiamo trattando la creatività come via di soluzione dei problemi.
𝙷𝚘 𝚌𝚘𝚜𝚒̀ 𝚊𝚟𝚞𝚝𝚘 𝚕’𝚘𝚌𝚌𝚊𝚜𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚜𝚌𝚘𝚙𝚛𝚒𝚛𝚎 𝚚𝚞𝚊𝚗𝚝𝚘 𝚜𝚒𝚊 𝚛𝚊𝚍𝚒𝚌𝚊𝚝𝚊 𝚕𝚊 𝚌𝚘𝚗𝚟𝚒𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚌𝚑𝚎 𝚕𝚊 𝚌𝚛𝚎𝚊𝚝𝚒𝚟𝚒𝚝𝚊̀ 𝚜𝚒𝚊 𝚜𝚘𝚕𝚘 𝚞𝚗 𝚚𝚞𝚊𝚕𝚌𝚘𝚜𝚊 𝚌𝚑𝚎 𝚜𝚒 𝚖𝚊𝚗𝚒𝚏𝚎𝚜𝚝𝚊 𝚒𝚗 𝚊𝚕𝚝𝚒 𝚊𝚖𝚋𝚒𝚎𝚗𝚝𝚒 𝚊𝚛𝚝𝚒𝚜𝚝𝚒𝚌𝚒 𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚙𝚘𝚜𝚜𝚊 𝚎𝚜𝚜𝚎𝚛𝚎 𝚒𝚗𝚟𝚎𝚌𝚎 𝚞𝚗 𝚊𝚙𝚙𝚛𝚘𝚌𝚌𝚒𝚘 𝚊𝚕𝚕𝚎𝚗𝚊𝚋𝚒𝚕𝚎 𝚙𝚎𝚛 𝚊𝚌𝚚𝚞𝚒𝚜𝚒𝚛𝚎 𝚗𝚞𝚘𝚟𝚒 𝚙𝚞𝚗𝚝𝚒 𝚍𝚒 𝚟𝚒𝚜𝚝𝚊.
Mi rendo anche conto di quanto ci si nasconda anche in questo contesto esplorativo dietro il “è difficile”, anche quando scoprono di avere le competenze ma poi si tratta di fare fatica.
Mi ritrovo spesso di fronte a una cultura giovanile che demanda agli altri la soluzione dei propri problemi e che non è allenata alla responsabilità e alla proattività.
Noto sempre di più che chi ha “successo”, inteso sempre come la capacità di far accadere le cose, ha molto chiaro l’obiettivo che vuole raggiungere ed è disposto a fare la giusta fatica per raggiungere quell’obiettivo.
Noto anche quanto le persone con un approccio proattivo e di responsabilità abbiano sviluppato convinzioni utili, quali quelle portate alla scoperta e alla curiosità, mentre le altre persone si nascondono dietro convinzioni poco utili e deresponsabilizzanti che potremmo riassumere in frasi come “tanto non serve a niente, non cambia mai nulla, decidono tutto gli altri”.

Cambiando convinzione possiamo ad esempio scoprire che la creatività, intesa come capacità di vedere le cose da un altro punto di vista è un’abilità allenabile.
Non è solo una questione di quanto tempo dedichiamo a una certa attività, ma è piuttosto come ci approcciamo alla pratica di una disciplina. Il giusto modello mentale è quello della pratica deliberata. La pratica deliberata ci spinge ad esercitarci anche in campi in cui siamo assolutamente inesperti e in cui non mostriamo nessuna attitudine, ma che possiamo padroneggiare attraverso il focus e il continuo allenamento. Il nostro cervello,  è dotato di neuroplasticità, e non ci sono limiti a ciò che può apprendere.
Su questo punto lavoro con i miei allievi o i miei coachee  e li guido a comprendere che Il primo passo per sbloccare la nostra creatività, quindi, è la metacognizione, ovvero la capacità di riflettere sul nostro modo di pensare, e di controllarlo.

La maggior parte di noi infatti affronta la vita quotidiana senza fermarsi mai a riflettere davvero sulle decisioni che prendiamo.
La nostra mente risponde in maniera quasi automatica a situazioni e contesti che riconosce, senza ponderare ogni volta quale sia la soluzione migliore. Creiamo una abitudine e una convinzione.
Dobbiamo comprendere quali sono, tenerci strette quelle utili e cambiare/ristrutturare quelle poco utili.

Chris Griffiths e Melina Costi nel loro libro The creative thinking handbook ci raccontano come le nostre decisioni si basano solitamente su cinque fattori: 
• comprensione - la capacità di capire e definire un problema; 
• ideazione - la capacità di formare nuove idee; 
• ragionamento - l’applicazione di logica e giudizio; 
• analisi - la capacità di organizzare, scremare e selezionare le soluzioni ideate; 
• direzione - la capacità di prendere una decisione ed applicarla con successo. 

Per quanto ci piaccia credere di essere razionali, diversi studi dimostrano che, in realtà, il nostro comportamento è spesso irrazionale, e abbastanza prevedibile.

La nostra mente è infatti caratterizzata da alcuni processi, chiamati bias, che influiscono su ciò che facciamo. E spesso sono proprio questi bias a bloccare la nostra creatività, perché ci portano a pensare in maniera sbagliata.
In pratica tendiamo a cercare conferma delle nostre idee, ci basiamo sulle esperienze passate e su aspettative future, senza basarci su analisi certe, ci nascondiamo dietro il sapere comune.

Impariamo a riconoscere i nostri schemi di pensiero e a renderli alleati del nostro progetto di vita, perchè gli unici responsabili dei nostri pensieri e quindi delle nostre convinzioni e di conseguenza dei nostri risultati, siamo noi.

𝚀𝚞𝚊𝚕𝚞𝚗𝚚𝚞𝚎 𝚜𝚒𝚊 𝚕𝚊 𝚗𝚘𝚜𝚝𝚛𝚊 𝚜𝚒𝚝𝚞𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚍𝚒 𝚙𝚊𝚛𝚝𝚎𝚗𝚣𝚊 𝚒𝚗𝚒𝚣𝚒𝚊𝚖𝚘 𝚜𝚞𝚋𝚒𝚝𝚘 𝚍𝚊 𝚞𝚗𝚊 𝚌𝚘𝚗𝚟𝚒𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚞𝚝𝚒𝚕𝚎: “𝚝𝚎𝚗𝚐𝚘 𝚌𝚒𝚘̀ 𝚌𝚑𝚎 𝚖𝚒 𝚜𝚎𝚛𝚟𝚎 𝚎𝚍 𝚎̀ 𝚏𝚞𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊𝚕𝚎, 𝚌𝚊𝚖𝚋𝚒𝚘 𝚌𝚒 𝚌𝚑𝚎 𝚗𝚘𝚗 𝚏𝚞𝚗𝚣𝚒𝚘𝚗𝚊 𝚘 𝚗𝚘 𝚖𝚒 𝚜𝚎𝚛𝚟𝚎!”

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Chi è l’ɑutore di questo ɑrticolo

Antoniɑ Gɑlvɑgnɑ, coɑch, consulente e trɑiner.
Ideɑtrice del metodo “Around the Corner - Anche se il mondo è tondo tutto ciò che cerchi è dietro l’ɑngolo”
Il mio perchè: Essere lɑ personɑ che ɑvrei voluto incontrɑre nei momenti di “svoltɑ dellɑ miɑ vitɑ”



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