Piani A, B e C

Piani A, B e C

Una buona programmazione è indispensabile, ma non sempre basta e alcune volte servono piani alternativi e domande utili.
Ti racconto il mio punto di vista.

Piani A, B e C

Sono passati 16 giorni da quando avrei dovuto correre la mia prima gara amatoriale in bici con la gravel bike.
Un obiettivo ben formulato, ecologico, strutturato. Un
obiettivo per cui ogni giorno, per mesi, eseguivo per prima cosa un allenamento o di rulli o di forza funzionale in funzione di quel primo obiettivo, per me importante.
Un obiettivo in cui avrei testato il progress in vista della Nova Eroica di Giugno, a cui oggi manca un mese e 10 giorni.

E poi? E poi come può accadere non basta programmare bene gli obiettivi, perché può sempre succedere che qualche cosa fuori dal nostro controllo faccia cambiare piani.
Nel mio caso è stata una banale quanto di routine operazione agli occhi che però prevede uno stop dallo sport di 30 giorni e quindi addio Prosecco Hills e addio test per Nova Eroica.
E posso anche dire addio allenamento. Trenta giorni di stop e posso dire che sto ricominciando quasi da zero.

E quindi da qui la riflessione che condivido con voi.
Non vi nascondo che un momento di sconforto c’è stato e anche la tentazione di lasciare perdere tutto. Questa sarebbe stata la via più semplice.
Soprattutto perché lo sport per me non è il gesto naturale, ma una reale conquista.
Fare, ma ancora di più essere coach mi salva.
Nella mia mappa del mondo essere coach passa attraverso abilità e competenze, ma anche se non addirittura, da un valore che è la coerenza.
Ecco che quindi mi è venuto naturale dire a me quello che dico ai miei coachee durante le sessioni quando dal piano A è utile passare al piano B o anche C.
Se è pur vero che nella vita è utile pianificare e organizzarsi per obiettivi è altrettanto utile tenere a mente che non esiste mai solo un piano per la vita.

Di fronte a una situazione possiamo decidere come vedere le cose e che insegnamento trarne.

Vi dico come ho ragionato io:

  1. ho scelto in base le priorità e importanza. Qui il focus è proprio la scelta.
    Avrei potuto scegliere di rimandare l’operazione, ma questo avrebbe impattato in modo poco utile sulla mia pianificazione lavorativa. Nella mia scala di priorità, lavoro e svago se la giocano con aree dedicate nella quotidianità in modo che ci sia sempre tempo sia per uno che per l'altro , ma se poi devo dare una priorità vince per me il lavoro.
  2. una volta scelto in modo consapevole l’area lamento è praticamente ridotta a uno sbuffo qua e là. (sono umana)
  3. Il passaggio successivo è stato chiedermi come occupare e investire al meglio il tempo che mi si liberava dagli allenamenti che è stato immediatamente occupato da attività di studio e pianificazione lavorativa.
  4. Mi sono chiesta come avrei potuto gestire meglio lo stress in mancanza dello sfogo fisico e siccome nulla capita per caso ho aumentato e potenziato gli allenamenti del Training autogeno che sto studiando.
  5. Mi sono avvicinata a letture di approfondimenti di meditazione e mindfulness, scoprendo la meditazione consapevole in camminata.

Perchè c’è un concetto semplice quanto potente: vivi, non rimandare!
E soprattutto non sprecare tempo a pensare cosa non puoi fare con ciò che non hai.

Perchè questa è la più semplice ricetta per l’infelicità.
E invece scoprire, esplorando anche solo nella nostra mente, cosa puoi fare con ciò che hai dove sei ti fa scoprire quanto ricca è la tua quotidianità.

Come andrà a giugno? Lo scopriremo insieme.
Per il momento "ho voluto la bicicletta e adesso pedalo".


Antonia Galvagna
Antonia Galvagna

Ideatrice del metodo "Around the Corner - Anche se il mondo è tondo tutto ciò che cerchi è dietro l’angolo."

Il mio perchè: Essere la persona che avrei voluto incontrare nei momenti di "svolta della mia vita".


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