Non avere paura dei no

Non avere paura dei no

Perchè i no ci fanno tanta paura?
E se fossero invece utili?
E proprio perché mi piace suggerire punti di vista alternativi riporto in sintesi un passaggio molto interessante tratto da Master of Scale di Reid Hoffman, June Cohen e Deron Triff.

Non avere paura dei no

Perchè i no ci fanno tanta paura?
E se fossero invece utili?
Proprio perché mi piace suggerire punti di vista alternativi riporto in sintesi un passaggio molto interessante tratto da "Master of Scale" di Reid Hoffman, June Cohen e Deron Triff.

Quando si inizia una qualsiasi attività imprenditoriale, i fallimenti arrivano ad esempio sotto forma dei tanti “no” che riceviamo dagli investitori a cui presentiamo la nostra idea.
I “no” possono essere strumenti utilissimi per trasformare un’idea da buona a ottima, per definire strategie e obiettivi; affinché ciò accada, però, è importante saper distinguere i diversi “no” che riceviamo, e prendere ciò che essi ci possono dare.

Gli autori classificano i "no" in:

  1. no pigro
  2. no attorcigliato
  3. no affermativo
  4. no onesto
  5. no inutile

Vediamo insieme nel dettaglio che caratteristiche hanno questi no e perchè è utile saperli riconoscere.

Il “no pigro”, ad esempio, è inutile perché proviene da persone che non hanno abbastanza voglia o interesse per addentrarsi nella conoscenza approfondita della nostra idea. 
Appena capisci che non potrai ottenere più della reazione che il tuo interlocutore ti sta dando, allontanati velocemente da questi “no”, perché non apporteranno nessun valore alla tua idea.

Quello che gli autori chiamano un “no attorcigliato” è invece molto utile. Si rivolge a idee imprenditoriali che fanno venir voglia di dire sì e no allo stesso tempo, perché sono idee che rompono lo status quo, con la potenzialità di essere grandiose o disastrose allo stesso tempo. 
In effetti, spesso le più grandi idee sono quelle che vanno profondamente in contrasto con il senso comune, tanto da sembrare quasi ridicole.
Se hai un’idea che mette in discussione la normalità, che immagina modi diversi di fare le cose, preparati a tanti “no”, ma non abbandonarla troppo velocemente. 

Il “no affermativo” è utile perché è la prova che ti trovi su una strada diversa, importante. Per questo tipo di no, riporto proprio un esempio per farti comprendere meglio la sua natura.
Quando Kara Goldin ha creato Hint Water, una linea di acque aromatizzate senza zucchero, ha ricevuto tanti “no” con la scusa che gli americani amano lo zucchero. Questi “no” l’hanno aiutata a capire che le altre aziende non avrebbero mai abbandonato le bevande zuccherate, dando a lei l’opportunità di proseguire per la sua strada. A questi “no” non bisogna credere, ma è utile ascoltarli bene perché potrebbero nascondere degli ottimi consigli. 

Il “no onesto” è quello che ti permette di capire la differenza tra un istinto vincente e un’idea sbagliata. Quando questi “no” ci fanno rendere conto che davvero la nostra idea non ha molto potenziale, non dobbiamo aver paura di abbandonarla in fretta; torniamo a fidarci del nostro istinto, che ci regalerà idee migliori. In questo senso, quindi, è bene non affezionarsi troppo alle proprie idee, almeno all’inizio. 

Infine, c’è il “no inutile”: quello che amici e famiglia, cioè le persone le cui opinioni hanno un impatto emotivo su di te, potrebbero dirti nel tentativo di proteggerti da un eventuale fallimento. Se pensi di essere sensibile a questi “no”, tieni la tua idea segreta a queste persone, almeno all’inizio quando l’idea stessa è molto vulnerabile. 

Quindi i no non devono spaventare, ma devono essere vissuti come occasione per comprendere di più della nostra idea e di noi, perchè “alla fine, non conta quanti NO ricevi. Il giusto Sì è l’unica cosa di cui hai bisogno.”


Antonia Galvagna
Antonia Galvagna

Ideatrice del metodo "Around the Corner - Anche se il mondo è tondo tutto ciò che cerchi è dietro l’angolo."

Il mio perchè: Essere la persona che avrei voluto incontrare nei momenti di "svolta della mia vita".


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