Delega: un problema di tempo o fiducia?

Delega: un problema di tempo o fiducia?

La delega è un problema di tempo o fiducia?
È una domanda che spesso rivolgo ai manager quando mi riportano problemi legati all’esecuzione e alla delega.
Ne parlo qui e chiudo con alcuni spunti per una delega efficace.

Delega: un problema di tempo o fiducia?

La delega è un problema di tempo o fiducia?

È una domanda che spesso rivolgo ai manager quando mi riportano problemi legati all’esecuzione e alla delega.
Nella mia esperienza posso dirti che spesso è sia un problema di tempo sia un problema di fiducia.
Ma verso chi?
È una domanda provocatoria che nasce dalla considerazione che per dare fiducia devo avere fiducia in me e nelle mie capacità di giudizio e nel mio coraggio nel prendermi le responsabilità delle mie scelte.
Sarei una folle se non ammettessi che ormai siamo costantemente sotto pressione.
Il mercato è veloce, siamo in tutta la nostra vita abituati a cliccare un pulsante e ricevere risposta a ogni o quasi domanda e desiderio.
La velocità è spesso accompagnata da qualità, ma non è una equivalenza né semplice né scontata.

Quando però un membro del mio team viene da me con un problema e io glielo risolvo e basta corro il rischio di:

  1. demotivarlo alla proattività
  2. passargli involontariamente un messaggio di disconferma sulle sue abilità allenabili nella risoluzione del problema.

Quindi la soluzione immediata si può tragicamente trasformare in un problema enorme da qui a domani.

Quindi come fare?

  1. Evitare la reazione pavloviana abitudinaria di “mi chiedono di intervenire e quindi intervengo”. Prendere quel momento in cui esco dal cortocircuito mentale automatizzato e valuto se è realmente il caso di intervenire in prima persona o meno
  2. Nel caso in cui sia urgente e importante che io intervenga, mi faccio affiancare, se possibile, dalla persona che ha palesato il problema e richiesto aiuto. Se possibile (e ho messo il se per consentire una tranquilla valutazione, ma preferisco usare il quando) dedico un momento di analisi e valutazione delle strategie che ho scelto per risolvere, in modo che la mia esperienza sia palesata ed esplicitata anche agli altri, in una azione di mentoring.
  3. Nel caso in cui invece mi renda conto che posso permettermi di investire tempo e risorse, rimpallo il problema al mittente con la domanda “tu in questa situazione cosa faresti”. In questo caso la regola è: accetto qualsiasi risposta, senza giudizio, tranne il laconico “non so, non ne ho idea”

E soprattutto evito sempre di dire: ma questa cosa è facile.
A tal proposito guarda il video di Velasco su questo punto.
Io lo trovo illuminante.

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Quello che hai appena letto è un mio pezzo.
Sono Antonia Galvagna e sono una Project Solver.
Se questo articolo ha toccato dei punti di interesse o sviluppo per te importanti, fissiamo una call

 

 


 



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